Review of 'Rise of the Rotten'
Origin: Metallized.it http://www.metallized.it/recensione.php?id=4428
Original italian text
"E ascoltiamoci pure 'sto debutto …"
Mi sono detto con un po' di scetticismo e aria di sufficienza.
"Che suoneranno mai questi Die, i quali in 5 anni di "florida" attività hanno messo a referto la bellezza di due demo (per un totale di quattro pezzi) ed un single? Cosa potrà mai offrirmi una band danese capace di dare alle stampe praticamente un pezzo all'anno?"
E infine…
"Se sono originali nel sound come nella scelta del monicker, bhè allora stiamo messi bene!".
Ho reso tutti voi partecipi delle mie supposizioni, così da non nascondere come le aspettative per questo Rise of The Rotten fossero tutt'altro che esaltanti. Invece mi sono dovuto ricredere (in casi come questi è sempre una fortuna). Terminato l'ascolto ho faticato a riprendermi dallo shock, tant'è che ho cominciato a scrivere usando solo mignoli e indici, in una sorta di stato di trance, con i bulbi oculari praticamente rovesciati. Iconografia a parte, fatico a trovare le parole: senza ombra di alcun dubbio se queste sono le premesse, il quintetto di Aarhus è da tenere sott'occhio perchè destinato, a meno di passi falsi, ad un futuro da protagonista nel panorama mondiale di metal estremo. Sono rimasto totalmente annichilito dal ritmo che riescono a reggere questi cinque danesi per oltre 45 minuti: possenti, contorti, quadrati, freschi nelle sonorità e maturi sotto l'aspetto compositivo, consapevoli come pochi ad un esordio.
Il mio primo pensiero, percepito lo spessore del platter, è volato verso i Decapitated, non tanto per affinità musicale quanto più per la loro storia, i quali appunto con Wings Of Creation fecero gridare al miracolo come new sensation estrema (e poi sappiamo che ottimo percorso musicale hanno intrapreso). I Die, ribadisco, a discapito del nome, sono tutt'altro che banali: dediti ad un brutal ad ampio respiro, pare proprio abbiano tutte le intenzioni di prendere a calci nei fondelli molti mostri sacri, da cui hanno appreso gli innumerevoli insegnamenti al meglio, a cominciare dai Cryptopsy (o di quello che ne rimane), passando per gli Hate Eternal e i Monstruosity, ma anche Behemoth e qualcosa dei già citati Decapitated. Coadiuvati da una produzione brillante che rende tutti gli strumenti protagonisti del platter, conferendogli un suono compatto e chiaro, i Die riescono nell'impresa di centrare e distruggere il bersaglio con tutto il loro deflagrante arsenale. Iniziamo dal cantato davvero azzeccatissimo, che mi ha ricordati in alcuni momenti un certo Mike DiSalvo per intensità e tono (Dread Lord per esempio); proseguiamo con il drumming, assurdo e tiratissimo (Vindictive), per finire nell'enorme lavoro, quasi sempre impeccabile, delle chitarre e del basso, con alcuni riffs davvero stupendi, forti, efficaci, monumentali (Soil Became Flesh ne è un fulgido esempio). Quasi, perché proprio a voler andare a cercare il pelo nell'uovo, la sessione solista di chitarra poteva essere meglio sbrogliata: assoli tiratissimi, piacevoli da ascoltare e per nulla semplici, che in certi momenti fanno il verso a Jon Levasseur, alle volte derivano un pizzico "scolastici" (espressione ovviamente da prendere con le pinze). Ad onor del vero, considerate le ragguardevoli capacità esibite, avrei preferito qualcosa di meno prevedibile, maggiormente personale e criminale, dissonante e malsano nel contempo.
Poco male. Effettivamente col loro primo full-lenght i Die hanno spiazzato per risultato e mezzi, ma soprattutto si congedano lasciando l'impressione (leggasi certezza) di avere in serbo altre positive sorprese per il futuro, nonché ulteriori margini di miglioramento da un punto di vista tecnico-compositivo. Per ora godiamoci Rise of The Rotten, candidato ad essere il debut (e non solo) album brutal/death dell'anno. Dovrà stare molto attenta la band che si porterà questi fenomeni in tournee come spalla, perchè potrebbe fare una magra figura.
E' proprio il caso di dirlo: Buy or… Die!